Le origini dell'antica Antium si perdono nei miti di fondazione, tipici dei popoli latini. Attraverso il suo primo porto il Caenon i navigatori anziati si spinsero verso lontane mete sino a quando, venuti in contatto con i Volsci, si resero protagonisti di una orgogliosa resistenza contro l'avanzata romana che vide la capitolazione della città e la distruzione del suo porto nel 338 a.C. La storia di Antium da quel momento si legava con lo storia di Roma. La città si popolava lungo tutta la costa di splendide ville sul mare e di grandi peschiere. Divenne luogo prescelto dall'aristocrazia romana, in particolare gradita a Cicerone (106 a.C.-43 a.C.) che da Antium e da Torre Astura vergò numerose lettere. Ma soprattutto importante fu la frequentazione della famiglia Giulio-Claudia. Ad Antium nacquero Caligola imperatore romano (37-41 d.C.) e Nerone imperatore (54-68 d.C.) che dotò la città del celebre porto. Tra gli imperatori che frequentarono o si prodigarono per abbellire Antium ricorderemo: Domiziano (81-96), Adriano (117-138), Antonino Pio (138-161) e Commodo (180-192). Nel IV secolo la città divenne sede vescovile, ma con la decadenza dell'Impero Romano Antium declinava inesorabilmente e dopo una breve parentesi come domusculta si eclissava e contemporaneamente veniva depauperata di splendide opere d 'arte o peggio usata come luogo dove prelevare e recuperare materiale pregiato da riciclare nelle più disparate costruzioni. Nel XVII secolo il luogo venne prediletto dai cardinali Cesi e Costaguti (poi Pamphilj che vi costruirono le loro ville. Finalmente nel 1697 Innocenzo XII (1691-1700) decideva la ricostruzione del porto. In conseguenza di ciò sorgevano anche le ville dei cardinali Albani e Corsini cui seguirono gli insediamenti delle famiglie Borghese, Aldobrandini e Mencacci. Lentamente intorno al porto si ricostituiva una piccola comunità, inizialmente formata di pescatori che provenivano soprattutto da Gaeta e da tutta la costa meridionale: Sorrento, Pozzuoli, Torre del Greco, Napoli, Ercolano, Baia. Capri e persino dalla Sardegna e dalla Corsica. In definitiva una comunità di stranieri, estranei allo Stato pontificio, provenienti dal Regno di Napoli (da cui spesso fuggivano per sottrarsi alla leva), dal Regno Sardo, dalla Francia, per non parlare dei numerosi forzati che ad Anzio mettevano su famiglia. A Francesco Lombardi va il merito di aver contribuito con le sue opere a far sì che i nuovi arrivati si sentissero gli ideali continuatori dei Tirreni, dei Volsci, e dei Romani. Il riconoscimento da parte di Pio IX (1846-1878), nel 1857, dell'autonomia comunale di Anzio aveva finito per suggellare la legittimità di un sentimento che nel tempo si era radicato. In definitiva la piccola comunità raccolta intorno ai racconti, agli articoli e ai libri di Francesco Lombardi, riuscì a realizzare quello che Pietro Scoppola scriveva nel suo ultimo straordinario libro: "Un 'identità da ricercare non in solitudine ma nel rapporto con amici più maturi, che avvertivano un'analoga esigenza, e con i grandi del passato».
Data pubblicazione
07/10/2008