Pari ad Atene per influenza e rivale politica di Roma, culla di grandi culture che hanno dato vita all'Occidente (ellenismo, giudaismo, cristianesimo e, naturalmente, il sempiterno Egitto), megalopoli del Mediterraneo orientale, la città di Alessandro e di Cleopatra stupì i viaggiatori dell'antichità per grandezza e popolazione ma, soprattutto, per il suo splendore. La storia, tuttavia, è stata crudele nei suoi confronti: della Biblioteca, del Museo, dei palazzi dei Tolomei e dei tanti templi dell'antichità non resta più nessuna traccia visibile. Per di più, il contributo degli archeologi dell'Otto e del Novecento è stato modesto. E soltanto nell'ultimo decennio, con gli scavi eseguiti secondo i metodi più moderni dagli specialisti guidati da Jean-Yves Empereur, che la nostra conoscenza della città e dei suoi dintorni ha segnato decisivi passi in avanti. Grazie agli scavi subacquei del forte di Qaitbey e ai circa tremila reperti che vi sono stati identificati, si avrà una conoscenza più esatta dell'aspetto del Faro che sorvegliò il porto dal III secolo a.C. sino al XIV secolo. A terra, si susseguono le scoperte (alcune davvero eccezionali, come quella della necropoli di Gabbari) che arricchiscono la nostra documentazione sull'urbanistica, l'architettura, l'habitat, la vita e la morte degli Alessandrini. Jean-Yves Empereur, grande artefice di questa riscoperta, evoca in modo sapiente, quanto vivace, le condizioni, spesso difficili, in cui opera, mettendo a disposizione dei lettori le informazioni più significative tratte dal proprio lavoro. In questo, si avvale delle esclusive illustrazioni dovute per la maggior parte a Stéphane Compoint, che ha passato lunghi mesi sul campo insieme agli archeologi.