Importanza di chiamarsi Ulisse

come navigare in un mare di complessità

Importanza di chiamarsi Ulisse

come navigare in un mare di complessità

Alghisio Francesca, Fedel Nicola


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Dal punto di vista strutturale è impostato come una tragedia o una commedia greca, con i personaggi che si avvicinano sul proscenio e il coro alle spalle a commentare le vicende di noi umani, con tono talvolta sapienziale, talvolta distaccato, talvolta intensamente partecipe. Sulla scena Omero, il protagonista, e poi il mentore, Euriloco, Telemaco, Tiresia, la maga Circe e le altre maschere incontrate dall’eroe “dal multiforme ingegno” nel suo viaggio da Troia in fiamme all’isola di Itaca dove lo attendono Telemaco e Penelope. Itaca, scritta Ithàki, alla greca, è un all obsessing desire di Odisseo, ciò che lo spinge a tenere ferma la bussola tra le lusinghe, le distrazioni, le tentazioni di lasciar perdere. Filologicamente è un testo molto curato, con le citazioni antiche in greco antico e la trascrizione fonetica in apice. Contenutisticamente è un susseguirsi di fuochi d’artificio: la spiegazione di polytropos, cioè di colui che ha molti modi di pensare, come sostiene lo psicologo di Harvard, Howard Gardner 2800 anni dopo Omero, avviene - nel libro di Alghisio e Fedel - facendo un parallelo con la preparazione del negroni al bar: la trovata ha qualcosa di intenso, profondo ed esilarante allo stesso tempo. La commistione di generi (comedìa alla Auerbach), il rigore e la leggerezza intrisa di voglia di non prendersi sul serio sono i punti di forza del volume, la cui lettura è consigliata a tutti. E che in chi ha studiato al ginnasio genererà senza dubbio riverberi positivi e risveglierà desideri di approfondimenti.
Ean / Isbn
978886105025
Pagine
122
Data pubblicazione
01/03/2010