Levante

Smirne, Alessandria, Beiut: splendore e catastrofe nel Mediterraneo

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Smirne, Alessandria, Beiut: splendore e catastrofe nel Mediterraneo

Mansel Philip


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Che cosa hanno in comune lo storico marxista Eric Hobsbawm, il poeta Konstantinos Kavafis, il vice Führer Rudolf Hess e il futurista Filippo Tommaso Marinetti? Nulla, se non il fatto di essere nati ad Alessandria, la città più cosmopolita dell'Egitto. Un mondo a parte, un crogiolo di lingue, etnie e culture, dov'era possibile leggere gli ultimi romanzi pubblicati a Londra e Parigi, organizzare mostre di artisti di fama internazionale o mettere insieme collezioni archeologiche dal valore inestimabile. E, soprattutto, passare da un'identità a un'altra, da una lingua all'altra, liberandosi dai vincoli delle nazionalità e delle confessioni. Alessandria, la regina del Mediterraneo, ma non solo. Smirne, Salonicco, Beirut, città globali prima della globalizzazione, esempi aurorali delle città miste che caratterizzano il mondo contemporaneo. In una parola, il Levante: luogo d'incontro tra Oriente e Occidente, di dialogo e di confronto tra cristianesimo e Islam, ma anche di violenze laceranti, di genocidi e pogrom perpetrati in nome del nazionalismo o del fanatismo religioso. Se «multiculturalismo», «assimilazione» e «integrazione» sono parole che spesso in modo astratto scandiscono da anni l'agenda del dibattito politico, c'è stato un tempo in cui esse testimoniavano di realtà concrete, tangibili, fatte di scambi e compromessi, di convivenza e di tolleranza, per quanto fragili e difficili da conservare. Il Levante, infatti, non è solo un'indicazione geografica. È un paesaggio, dove chiese, moschee e sinagoghe si erigevano una di fianco all'altra, e una mentalità, che privilegiava gli affari rispetto agli ideali, la concretezza dei commerci rispetto all'intangibilità del dogma, che ampliava gli orizzonti culturali e sanciva uno stile di vita. In Levante, lo storico Philip Mansel ricostruisce le vicende plurisecolari, gli splendori e le catastrofi di questa regione del Mediterraneo e dei suoi centri principali. Dai mercanti e consoli europei che operarono nell'impero ottomano a partire dal Seicento alla rivoluzione dei Giovani Turchi di Mustafa Kemal Atatürk, dalla modernizzazione dell'Egitto attuata dal pascià Muhammad Ali nella prima metà dell'Ottocento alla guerra civile libanese degli anni Settanta-Novanta del XX secolo, dalla politica imperialista delle potenze occidentali – generatrice di progresso ma anche di risentimento – al fervore religioso degli imam, lo sguardo di Mansel si sofferma sulle storie delle grandi famiglie di imprenditori, sui protagonisti della vita culturale ed economica, sui rapporti esistenti fra le tante comunità nazionali che formavano il tessuto connettivo delle città levantine. E ci restituisce un mondo fatto di profumi e di colori, un caleidoscopio di volti, di strade, di paesaggi costellati di minareti e campanili troppo spesso illuminati dal bagliore sinistro degli incendi. Alla fine, se il cosmopolitismo sia davvero esistito e se l'elisir della coesistenza sia davvero possibile rimane una domanda aperta di fronte al mondo frammentato e globalizzato di oggi.
Autore
Ean / Isbn
978880466134
Pagine
480
Data pubblicazione
22/03/2016