Mediterraneo tra due rivoluzioni nautiche secoli XIV-XVII

Mediterraneo tra due rivoluzioni nautiche secoli XIV-XVII

Borghesi Vilma


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Un piccolo volume ma di grandi contenuti storici e con una seria ricerca. L’autrice si riporta indietro nel tempo, tra la metà del secolo XIII e la metà del XVI, quando la navigazione mediterranea fu interessata da una serie di innovazioni tecnologiche che compresero: il perfezionamento della bussola; la redazione di carte nautiche e portolani; la compilazione di tavole trigonometriche per la navigazione; l’adozione della cocca quale nuovo tipo di imbarcazione. L’insieme di queste innovazioni e le conseguenze che queste provocarono, vengono generalmente indicate dagli storici come Rivoluzione Nautica del Medioevo. Queste innovazioni resero possibile la navigazione strumentale o matematica, che permise una migliore utilizzazione del capitale rappresentato dalle navi. Proprio per le maggiori possibilità di orientamento dovute alla bussola e alle carte nautiche, alla fine del XII secolo, le repubbliche di Genova e Venezia gestirono linee regolari di navigazione con periodicità annuale verso le Fiandre e il Levante. Tra la metà del XV e la fine del XVI secolo ebbe luogo il periodo di grandi trasformazioni tecnologiche riguardanti i trasporti marittimi, che viene denominato Rivoluzione Nautica del Rinascimento. In questo periodo un ruolo essenziale nella prima fase di scoperta delle nuove rotte lo ebbe la Caravella. La scarsa capacità di carico di questa imbarcazione però, non le consentiva di trasportare i rifornimenti necessari all’equipaggio, per lunghi viaggi senza scalo, né una quantità di merci tale da poter realizzare un guadagno soddisfacente. Dalle Caracche si passa ai Galeoni. Le navi inglesi e olandesi iniziarono una regolare penetrazione nel Mediterraneo. In questo periodo si ebbe un forte diminuzione della popolazione. Una data significativa per questo processo involutivo può essere quello della terribile epidemia della peste nera che causò intorno alla metà del XIV secolo una forte diminuzione della popolazione fino ad arrivare a tassi di mortalità del 50%. La lettura del volume diventa sempre più avvincente come un romanzo. Citiamo dal testo una litania marinaresca toscana del XV secolo - Sante Parole - una preghiera, recitata dai marinai quando il maltempo o qualche incidente allontanavano l’imbarcazione dalla costa, con una invocazione monotona: Dio ci aiuti, seguita dal nome del santo patrono a dall’ubicazione dei Santuari più noti alla devozione della gente di mare. Proseguendo nella lettura, troviamo interessante l’inventario di un baule da marinaio del 1493, un certo Paulino, bombardiere della nave. La peste aveva decimato l’equipaggio della nave di Giacomo Spinola, quindi le casse di proprietà dei marinai defunti vengono aperte alla presenza di un notaio, che si accerta personalmente degli oggetti in esse contenuti. La cassa di Paulino è più ricca delle solite perché vi si trovano anche oggetti preziosi, un libro di devozioni, un altro libro e un calamaio, come annota il notaio A. Pastorino che ne indica anche il valore. Nelle conclusioni Vilma Borghesi ci narra che il Mediterraneo del XVI secolo non era certo il lago del XX secolo e non era certo la patria di sorridenti turisti e dei panfili dove si può sempre toccare terra in qualche ora.
Ean / Isbn
97888221
Pagine
116
Data pubblicazione
01/01/1976