Porpora

Porpora

Davanzo Poli Doretta


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È descritto, nel volume, il colorante prodotto dalla secrezione di alcuni molluschi gasteropodi principalmente del Murex trunculus, che era reperibile in grande abbondanza nei bassi fondali di tutte le coste del Mediterraneo. Nel I millennio a.C. i più rinomati produttori di porpora erano i fenici che esportavano questo colorante dovunque ve ne fosse richiesta, traendone grandi profitti. Con il tempo, l’associazione tra i Fenici e la porpora divenne talmente stretta che chi diceva «fenicio» diceva «porpora». Infatti, il termine «Fenici» che usiamo deriva dal greco Phòinikes ed è connesso con phòinix, «rosso porpora». I molluschi, venivano deposti in grandi vasche, dove venivano tenuti a spurgare per un breve periodo. Si procedeva quindi alla rottura e all’eliminazione delle conchiglie che racchiudevano i gasteropodi. I molluschi venivano quindi fatti macerare a lungo nelle vasche con l’aggiunta di acqua e sale. La materia colorante che si andava formando veniva poi lavata con altra acqua e quindi, bollita a fuoco lento per alcuni giorni, in grandi contenitori di piombo, mentre si procedeva alla rimozione dei detriti e delle impurità. Con la porpora si tingevano soprattutto tessuti di lana e qualche volta di seta. Nelle vasche contenenti il pigmento si immergeva la lana ancora allo stato grezzo o il filato di seta prima di tesserlo, insieme a sostanze che servivano da mordente, soprattutto l’allume di rocca, un solfato di alluminio e di potassio esistente in natura. La fibra già tinta veniva lasciata macerare, la si puliva, e la si immergeva nuovamente, anche più volte, nella porpora, e per una durata che dipendeva dall’intensità del colore desiderata. Il valore delle stoffe di porpora dipendeva proprio dal procedimento di colorazione: le più pregiate erano quelle che avevano subìto numerosi bagni consecutivi nel pigmento colorante.
Ean / Isbn
978888616635
Pagine
48
Data pubblicazione
01/11/1996