Il sistema del trasporto marittimo internazionale di merci è attualmente caratterizzato dalla presenza di spontanee forme di organizzazione, costituite dalle c.d. «conferences» marittime, provviste di autorità decisionale interna, le quali, profittando della carenza di strutture istituzionali superiori (al livello di Stato o di organizzazioni internazionali), hanno raggiunto il dominio del settore facendo leva storicamente su due capisaldi: il principio della assoluta autonomia privata (secondo il senso privilegiato delle ideologie liberali del secolo XIX) e il principio della libertà dei mari (e dei relativi traffici). Queste organizzazioni a carattere multinazionale, dalla natura giuridica assai oscura, utili, se non indispensabili, per assicurare un efficiente funzionamento della navigazione di linea, hanno il precipuo fine di realizzare, con accordi di vario tipo, una limitazione della concorrenza attraverso la quale raggiungono, di regola, sul mercato una « posizione dominante », il più delle volte abusandone a danno, oltreché degli outsiders e degli utenti, delle stesse economie nazionali, sovente costrette a tollerarne l'arbitraria ingerenza in settori istituzionalmente riservati ai propri organi amministrativi interni. La problematica suscitata dalle «conferences» marittime va, perciò, posta in relazione alla progressiva evoluzione dei sistemi ad economia di mercato, che ha determinato la modifica sostanziale di uno dei tradizionali cardini dello Stato di diritto: quello della separazione fra politica ed economia, tra sfera privata e sfera pubblica. Nella concezione dello Stato liberale tali settori erano indipendenti ed autonomi: lo Stato aveva la funzione di vigilare che nell'ambito della società civile venisse garantita la libera concorrenza, la quale avrebbe automaticamente importato, attraverso il gioco globale della domanda e dell'offerta, il raggiungimento del massimo benessere collettivo. Ma l'esperienza ha dimostrato l'inconsistenza di questa teorizzazione, che, negando ogni influenza alla struttura istituzionale e prescindendo dalla realtà socio-economica, si riportava, in definitiva, ad una concezione della storia come naturalisticamente determinata ed avvicinava di conseguenza l'equilibrio economico ad un equilibrio meccanico necessario. Gli studi economici degli ultimi decenni hanno, viceversa, posto in luce gli elementi monopolistici insiti nei sistemi ad economia di mercato, sistemi che, in sostanza, sono, nella massima parte dei casi, di concorrenza imperfetta, o meglio, a carattere oligopolistico. Il superamento della premessa giusnaturalista, propria dell'economia liberale del secolo passato, si coordina, quindi, con lo svolgimento di un'azione legislativa di intervento nell'economia al fine di conseguire un equilibrato sviluppo sociale, disciplinando le modalità di esercizio dell'attività economica privata, in guisa che l'operatore, che ne è titolare, acquisisca un'utilità, che ·non è quella meramente individuale. Ponendosi in questa prospettiva, va - a nostro sommesso avviso - valutato e disciplinato il fenomeno conferenziale.