Profondità 11.000 metri

Profondità 11.000 metri

Piccard Jacques


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L’anno scorso è stato l’anno della Luna, nel cinquantesimo anniversario dello sbarco sul nostro satellite. Ma se le immagini dell’Apollo 11 in partenza e dei primi umani che saltellano sulla Luna con le ingombranti tute bianche sono stampate nella memoria collettiva, non si può dire lo stesso di un altro traguardo scientifico altrettanto avventuroso e al limite delle possibilità umane, che è al suo sessantesimo anniversario: l’esplorazione dell’abisso più profondo, la fossa delle Marianne con il batiscafo Trieste È il 23 gennaio 1960, quando lo svizzero Jacques Piccard e l’americano Donald Walsh sfiorano gli 11.000 metri di profondità del Challenger Deep e tornano in superficie sani e salvi, a bordo del batiscafo Trieste. Sono i primi uomini a essersi spinti così in profondità, in quegli abissi inesplorati da sempre avvolti nella leggenda. La loro è un’impresa incredibile che vede protagonisti uomini coraggiosi, ingegneri eccezionali, mezzi futuristici per l’epoca e che unisce il fascino dell’esplorazione all’interesse scientifico. E come ogni buona storia, anche questa è condita da un pizzico di genio e follia. A progettare il Trieste fu lo stesso Jacques Piccard, insieme a suo padre Auguste. È dal fisico svizzero Auguste Piccard e dalle sue invenzioni che inizia questa storia. Nel 1950, Jacques ha ventotto anni, lavora come economista a Trieste e un’industria locale gli chiede di costruire un sottomarino analogo all’FNRS-2 costruito dal padre. Jacques non se lo lascia dire due volte e insieme al padre Auguste si mette immediatamente all’opera, apportando migliorìe al progetto iniziale. Nasce così il Trieste, il primo vero batiscafo indipendente, in grado di muoversi da solo. Il primo a ospitare al suo interno degli esseri umani. Un vero gioiello d’ingegneria, tutto italiano. Eh sì, perché se i progettisti Jacques e Auguste sono svizzeri, tutti i pezzi del batiscafo Trieste vengono costruiti e assemblati in Italia, tra le città di Trieste, Terni e Castellammare di Stabia. Il 23 gennaio 1960 l’immersione ha inizio. Alle ore 8.00 il portellone si chiude. Jacques e Don Walsh scendono le scalette che attraversano lo scafo, entrano nella capsula sferica e si preparano alla discesa. Dopo circa tre ore, toccano il fondo. Sono i primi esseri umani ad arrivare laggiù. Aggrappato alla prua del batiscafo Trieste è arrivato anche un oggetto: un orologio da immersione. È il Deep Sea Special della Rolex emerge anche lui integro e funzionante. L’azzardata campagna di marketing è un successo. Questa meravigliosa impresa di Jaques Piccard e Don Walsh è descritta minuziosamente nel libro edito dalla prestigiosa rivista subacquea Mondo Sommerso. Negli ultimi 70 anni abbiamo compreso molto meglio la fossa delle Marianne. Abbiamo calcolato la sua massima profondità reale,10.994 metri, e grazie alle spedizioni del ROV Deep Discover della NOAA abbiamo scoperto una serie di strane creature che popolano quegli abissi. Ma abbiamo anche scoperto che, prima ancora dell’impresa di Piccard e Walsh, abbiamo raggiunto quelle profondità con la plastica che troviamo anche nello stomaco degli abitanti di quello che dovrebbe essere il punto più remoto della Terra.
Ean / Isbn
978880000303
Pagine
190
Data pubblicazione
04/11/1963