Vichinghi

i grandi navigatori

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Wernick Robert


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“Esiste uomo al mondo, re o principe, sulla terra o sulle acque, che sia coraggioso quanto noi lo siamo? Non v'è alcuno che, armi in pugno, osi raccogliere la nostra sfida. Sia che abbiamo torto o ragione, tutti si chinano al nostro cospetto, contadini e mercanti, cavalieri e marinai.” Così si vantava nell'anno 866 un capo vichingo in procinto di salpare alla volta dell'Inghilterra con un'orda di 1000 guerrieri. Era un danese, e il suo nome è giunto fino a noi: si chiamava Ivar Senzossa, probabilmente perché era molto snodato, e non era uomo da parlare invano. A quell'epoca infatti buona parte dell'Europa tremava di fronte a questi predoni dei mari. Le loro scorrerie - spesso semplici colpi di mano - avevano avuto inizio un'ottantina d'anni prima: colossali energumeni fuoriuscivano all'improvviso dalle loro barche emerse dalla nebbia, saccheggiavano tutto quanto volevano, spezzando implacabili qualsiasi resistenza; dopodiché, così com'erano comparsi, svanivano oltre l'orizzonte. Ma Ivar ambiva a qualcosa di più grande: voleva conquistare l'Inghilterra per impadronirsi di quelle verdi terre fertili. Insieme con i suoi seguaci egli si imbarcò su una flotta di navi da guerra dalla prua a forma di drago, e in tre giorni attraversò il mare del Nord. Quando sbarcò sulle coste del Kent le popolazioni locali, terrorizzate, cercarono disperatamente di negoziare la pace. "Gli abitanti del Kent gli promisero denaro in cambio della pace", riferisce la Cronaca anglosassone. "E, mentre erano in atto le trattative, una notte i vichinghi sbarcarono furtivamente e saccheggiarono tutta la regione orientale del Kent; giacché essi sapevano bene che in tal modo avrebbero ottenuto molto più denaro che non stipulando la pace." L'armata si diresse poi verso nord per attaccare il regno di York, nella Northumbria, in quel periodo lacerato dalla guerra civile. I sovrani rivali decisero di unire le loro forze per scacciare i vichinghi, ma era ormai troppo tardi. "Molti abitanti della Northumbria furono massacrati e i due re uccisi", deplora la Cronaca. Dopo aver seminato il terrore nel cuore dell'Inghilterra, l'orda vichinga svernò a Nottingham, e nella primavera dell'868 si diresse verso l'Anglia orientale. Là Ivar e i suoi uomini sconfissero e torturarono orribilmente, prima di metterlo a morte, un altro principe, il pio e amato Edmondo, re cristiano dell'Anglia orientale, che sarà poi canonizzato dalla Chiesa. La marea vichinga venne finalmente arginata da re Etelredo del Wessex e da suo fratello Alfredo, passato alla storia come Alfredo il Grande, non prima però che gli invasori, conquistata più di metà dell'Inghilterra, avessero sottomesso i suoi abitanti e si fossero spartiti le terre. Dall'VIII all'XI secolo, durante l'"epopea vichinga” conquiste simili a quella di Ivar Senzossa avvenivano di frequente: le orde provenienti dalla Scandinavia si impadronirono di buona parte delle isole Britanniche, saccheggiarono le coste della Francia, penetrarono all'interno del paese per assediare Parigi, e scacciarono i feudatari franchi dalla Normandia; quindi scesero verso sud seguendo il corso dei grandi fiumi dell'Europa centrale, sconfissero le popolazioni slave della Russia e conquistarono Kiev; infine si scontrarono con i greci proprio alle porte di Costantinopoli, capitale dell'Impero bizantino. Queste imprese procurarono ai vichinghi bottini favolosi. Eppure essi erano alquanto superiori ai barbari che di lì a poco si sarebbero riversati sull'Europa, avidi solo di saccheggi e di devastazioni. Il loro acume e la loro intelligenza erano pari al coraggio e alla forza: essi costruirono città e fondarono Stati, furono poeti e legislatori, mercanti geniali e audaci esploratori che osarono sfidare l'ignoto. Dai tempi d'oro dell'Impero romano nessun popolo aveva lasciato un'impronta altrettanto profonda e significativa sul mondo occidentale.

Ean / Isbn
978880426
Pagine
176
Data pubblicazione
01/01/1989