Daniela Attilini riesce ad incontrare ogni Cuba del nostro immaginario, e forse della realtà, senza che nessuna prevalga. C'è la Cuba della rivoluzione, con i suoi miti, le sue speranze deluse ma non rinnegate, il suo rifiuto di essere anglosassone pur trovandosi a due passi dagli Stati Uniti, il suo degrado da socialismo reale e il suo egualitarismo pasticcione. Al suo fianco c'è il paese distrutto che Geminello Alvi descrive nel suo ritratto del Che intitolato 'Fotogenico'. E' il luogo dove un Icaro barbuto ha voluto sfidare le leggi dell'economia, ma prima ancora della natura umana. I palazzi cadenti, le strade che finiscono nel nulla, i monumenti di regime presidiati da poliziotti in assetto da combattimento non sfuggono allo sguardo della Attilini. Dietro, ma anche davanti, sotto, ma pure sopra, rimane però la grande Cuba. Un'isola immensa la cui natura lussureggiante si è incontrata con un'immigrazione cattolica e africana ormai mescolate in un impasto umano sconosciuto a noi, che al confronto siamo autoctoni e che solo in questi anni incontriamo senza alcuna consapevolezza il fenomeno dell'immigrazione. Brava Daniela, prima di andare a Cuba rileggerò il tuo libro.