Frammenti di un discorso sulla Sicilia

itinerario minimo sulla costa tirrenica

Frammenti di un discorso sulla Sicilia

itinerario minimo sulla costa tirrenica

Palermo Annamaria, Recchia Giuseppe


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L’autrice scrive: Prima di iniziare un viaggio ho l'abitudine di andare a guardare vecchie fotografie, documenti, materiali, libri e stampe che mi possono suggerire o dare subito una prima immagine dei luoghi che andrò a visitare. Un altro modo di indossare l'abito del viaggiatore è di andare a chiedere alla memoria, ai ricordi, anche se astratti, qualche idea, uno stimolo tale da suscitare in me quell'emozione della scoperta improvvisa, seppure impalpabile, che mi venga incontro dicendomi: “io sono il paese delle meraviglie". Il primo ricordo che ho della Sicilia è elementare e geografico, ma diventa immagine “forte” quando si lega al periodo dei miei studi di filosofia nel nome dei grandi filosofi della Grecia antica, del mondo classico. Poi venne il tempo delle dicerie, delle chiacchiere, tinteggiando a pastello un paese della gelosia, degli uomini che uccidevano per questioni d'onore, dei pescatori di tonno e di pesce spada, di nobili e mafiosi. Queste tinte siciliane, nei racconti e nelle favole della mia gioventù, erano una sorta di conoscenza pallida come pallida era la mia conoscenza della storia umana in generale. All'epoca non facevo “storie” e la mia coscienza era in perfetto accordo con me pur se il ritratto di un'isola e dei suoi abitanti era fin troppo impreciso e sfocato. Mi andavo allontanando dalla Sicilia, anzi l'isola diventava sempre più lontana e debole per le mie brame. Ero distante dal triangolo-terra, pur coltivando nei miei viaggi per l'Europa una certa sensazione di vicinanza, per questione di pelle, all'isola del tesoro. “Elle est trés belle la Sicile" mi disse un giorno un'amica che avrebbe voluto passare con me una vacanza bella. Già cominciavo a percorrere i primi passi verso l'idea del viaggio in quell'isola a tre punte, a tre gambe, a tre facce. Non avrei mai pensato di risentire la Sicilia attraverso quel gioco che è la letteratura, al coltello, fra narrazione e anima, nella sottile ed affascinante antroposofia che, iniziata con Tomasi di Lampedusa, sembrava concludersi con Leonardo Sciascia. Dicevo coltello, perché solo la metafora coltello, alla Borges, dipinge molto bene quei tagli “dentro” che si traduce quindi in una ferita che ti fa sentire subito padrone di visioni che proiettano quasi una realtà di persone e paesaggio. La Sicilia eccola finalmente in me, liberata, come un'altra grande lezione fra letteratura e filosofia. Eccolo il mito farsi litografia, le cui forti impressioni spaziano alla ricerca della bellezza e delle favole, del vero sì, ma soprattutto in un'armonia prestabilita.
Ean / Isbn
97888813101
Pagine
80
Data pubblicazione
01/01/1988