L’autore ha studiato, spiegato, inquadrato manifesti di ogni tema, di ogni soggetto. Ora il suo obiettivo è puntato sui manifesti cinematografici ispirati alla Marina Militare Italiana, in un arco di tempo compreso tra il 1896 (manifesto di Auzolle intitolato "Cinematographie Lumiére") e gli anni Ottanta dell'altro secolo. In questa lunga e frastagliata odissea, attraversata dalle due guerre, lo studioso si imbatte in una ragguardevole schiera di poeti, di registi, di attori, di sceneggiatori di rango. Incontriamo d'Annunzio, cittadino del mare, autore di un dramma emblematico: la Nave, rappresentata in anteprima a Venezia nel 1911, lo stesso anno in cui un pittore venuto dalle Prealpi, Pieretto Bianco, concepiva il progetto di un ciclo pittorico intitolato "Il risveglio di Venezia". E, grazie al ciclo, ottenne il diploma "di pittore di marina” La civiltà dei telèri era un amoroso ritorno che avrebbe ben presto ceduto il campo a nuove pratiche di promozione, anche nell'ambito della Marina Militare: l'affresco celebrativo caro ai regimi totalitari, il film muto e sonoro, il manifesto concepito come magnete, richiamo, frontespizio di un libro le cui pagine sarebbero state rimpiazzate dai fotogrammi delle pelli-cole. Un mondo nuovo, un palcoscenico di emozioni vive apriva il sipario ai cinefili di ogni cultura, d'ogni estrazione sociale, ai quali spettava il non facile compito di associare alle immagini emozioni nuove e antiche dei personaggi. I marinai rispettano e temono il mare. E una filosofia, quasi una fede, che aiuta l'uomo spavaldo a non prendersi gioco di chi, come una antica divinità, offre ai naviganti, con la stessa dose di generosità e di potenza, calme e tempeste, calme sincere e calme apparenti...