Il Congresso di Vienna aveva deciso nel novembre 1814 che la Serenissima Repubblica di Genova doveva entrare a far parte del Regno di Sardegna con capitale Torino, per costituire un più solido baluardo in caso di aggressione da parte della Francia. Il re sabaudo, che prima delle guerre napoleoniche poteva contare solo su alcuni tratti della costa ligure — Loano, Oneglia e Nizza — si trovò così, di colpo, a disporre di un arco di costa di 350 km, sbocco al mare ambito da generazioni di suoi predecessori. Si profilò immediata la necessità di un’adeguata Marina Militare per il prestigio e le necessità della nascente nazione. Gli uomini per realizzare il grande progetto c’erano, e re Vittorio Emanuele I li aveva messi nella posizione giusta: essi erano Giorgio Des Geneys, Comandante Generale della Marina, e Giacomo Biga, Direttore del Cantiere della Foce. In un decennio si realizzò un’efficiente flotta di una ventina di navi che arrivarono a oltre trenta quando, nel 1861, si costituì la Marina Italiana. Il diario di Desiderio Sertorio narra di alcune delle grandi crociere a vela compiute dalla giovane Marina Sarda nella prima metà del XIX secolo, a fini politici e scientifici, ma anche di protezione alla crescente presenza di emigrati italiani in Sud America.